Schiavi della rete

Negli ultimi anni, poco più di una decade, abbiamo assistito alla nascita di due artefatti virtuali (facebook 2004, wikipedia 2001) che hanno dato all’umanità il supporto per potersi sentire simile agli dei. Mi riferisco ovviamente a quelle sovrastrutture immateriali ma allo stesso tempo fin troppo concrete, che hanno reso fruibile a tutti la possibilità di esprimere ed esternare quella parte “frustrata” e “soffocata” dalla banale quotidianità della propria esistenza, rendendone l’ego tronfio e ridondante. Se da una parte, questa “appendice” tecnologica può essere utile a chi sa ricercare (e badate bene la differenza tra cercare e ri-cercare perché fanno la differenza tra chi SA cosa cercare (ricercare) e chi al contrario, cerca senza sapere ne riconoscere se ciò che trova è utile o dannoso).

Possiamo assistere quindi un fiorire di presunti iniziati, alchimisti, artisti marziali, sapienti, donne avvenenti (che usano Photoshop) grandi guerrieri usciti dai videogames; un coacervo caotico e patologico di maschere insoddisfatte del proprio vivere e di ciò che ne è di contorno.

Se prima dell’avvento di questo surrogato ed amplificatore egoico, chi aveva insoddisfazioni di carattere personale, cercava di intervenire su di se al punto di cambiarsi attraverso tutti quei sacrifici che una via imponeva, successivamente, possiamo assistere ad un by-passamento di tutte quelle tappe necessarie alla metabolizzazione della propria “trasformazione”. Chi era appassionato di esoterismo nutriva ed accresceva le proprie conoscenze attraverso la lettura di tutto il materiale cartaceo che era in grado di comprare ed assimilare, affinando la propria competenza LENTAMENTE e con costanza, con tutta la naturalezza del tempo che scorre ed imparando a separare il vero dal falso. E dopo anni di studi e letture era davanti al bivio se tacere sulla propria competenza o se, egoicamente, sbandierare ai quattro venti la propria cultura.

Solitamente chi veniva dileggiato, era vittima degli scherzi spesso crudeli dei compagni di scuola o dopo essersi emozionato durante un film di Arti Marziali ne intraprendeva la pratica, quindi con grande sacrificio, era pronto ad affrontare la doppia fatica dello studio scolastico abbinato a quello Marziale. Anche in questo caso erano gli anni a giudicare l’operato di chi si dedicava a tale faticosa strada, non settimane o pochi mesi, ma anni… dove fatica fisica e mentale si mescolavano per far evolvere il praticante. E anche in questo caso il bivio che separava il vero Artista Marziale da chi aveva come scopo solo impressionare la propria cerchia di conoscenze. Esoterismo ed essoterismo a confronto. La Saggezza e l’ego che si fronteggiano.

Stessa cosa vale per tutte quelle opportunità che nutrono l’ego a scapito della cruda verità, ovvero tutte sovrastrutture non reali e non veritiere che vanno a creare una sorta di “impalcatura” personale, una armatura fittizia e mendace che mostra solo ciò che la persona che la indossa vuole mostrare di se.

L’avatar ad esempio (parola che affonda le sue radici nell’epica induista e che significa “incarnazione” di esseri divini – e questa la dice lunga) è la dimostrazione di quanto sia il bisogno di essere ciò che nella realtà non si è.

Molto più semplice e rapido munirsi dell’avatar di ciò che si vorrebbe essere; ricoprirsi dei muscoli di Conan il barbaro o munirsi dell’effige del berretto frigio degli alchimisti che esserlo veramente. Quindi possiamo affermare che la rete è al 99% una falsità che rende gli utenti schiavi, sia del supporto tecnologico in se, sia dell’ologramma che si sono creati ad immagine (falsa) e somiglianza (inesistente).

Schiavi della rete che si autoalimenta grazie all’ego dei suoi utenti che vivono una doppia vita, quella reale e la NON vita creata sui vari social network. Queste realtà parallele sono talmente intrecciate che anche il modo di vivere ordinario risente da questa percentuale di falsità, costringendo le persone a sostenere un ruolo che non gli appartiene con grande sforzo.

Vivono in una “matrix virtuale” all’interno di un’altra Matrix, quella originale, cosmica e multiversale, anch’essa formata da una serie dinamica e diveniente di uno e zero, un’ “akasha” in-formativo che ha creato a propria immagine e somiglianza un’altra ragnatela karmica operativa e nociva a suo pari.

Ovviamente (come già affermato nel libro di prossima uscita “L’alternativa plurale all’Uno e ai Molti Filosofia del pensiero plurale. Strategia. Karmanautica”) ogni azione, sebbene si svolga nel mondo virtuale della rete, ha una reazione/effetto, nel mondo reale, quindi possiamo parlare realmente di una ragnatela karmica parallela, con una sua serie di cause ed effetti.

Va da se che, essendo questo supporto illusorio, una reale fucina karmica, l’effettività esistente e tangibile dei suoi rapporti interattivi è indiscutibile, la cronaca nera è piena di casi in cui i social sarebbero impliciti responsabili. Ma anche quella sorta di spettacolarizzazione mediatica che crea una irradiazione mediale può considerarsi, come un’onda spuria, fautrice di casi di emulazione rendendo gli utenti schiavi della rete…

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