La madre di tutte le bufale

Tra terrapiattisti e seguaci del culto delle scie chimiche il web è colmo di bufale talmente fuori dalla realtà che non si può non sorridere della mente umana.

Studi compiuti affermano che Il World Economic Forum ha inserito la disinformazione digitale nella lista dei “rischi globali”: capace di avere risvolti politici, geopolitici e, perfino, terroristici. I social network sono il terreno di coltura e di diffusione perfetta del virus della disinformazione, con conseguenze che vanno ben al di là del recinto del mondo digitale. Questo è quello che si può leggere nell’introduzione del libro “Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità” (Franco Angeli Editore).

Misinformation ovvero informazione mistificante e farlocca. Che è sempre di attualità, sul web. Ne aveva parlato, tempo addietro, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, indicandone i rischi per la collettività. Si pensi all’incidenza negativa della esitazione vaccinale, come viene definita. Che sta riportando alla ribalta malattie che alle nostre latitudini sembravano debellate. E ha fornito le basi per il lancio del tanto discusso decreto Lorenzin. Un fenomeno innescato anche dalle tesi dell’ex medico inglese (poi radiato dall’Ordine) Andrew Wakefield. Che online incredibilmente ha ancora vasta eco. Con il risultato che dopo una riduzione durata circa un secolo nel tasso di malattie infettive, c’è stato un recente aumento di morbillo, rosolia, parotite, pertosse, una tendenza in parte attribuibile all’errata convinzione che le vaccinazioni possano causare malattie piuttosto che prevenirle». Del resto, la viralità della rete – e la sua diffusione globale (www è l’acronimo di world wide web) – offrono un terreno fertilissimo alla produzione di bufale. Che finiscono in pasto a un pubblico potenzialmente sterminato.

Vediamo ad esempio la teoria delle scie chimiche su “La Stampa” di una quindicina di anni fa si può leggere la genesi di questa bufala che ancora oggi miete credulità: “ Il padre delle scie chimiche si chiamava Richard Finke: non era uno scienziato, né un esperto di aeronautica, non aveva nessuna competenza in ambito di spionaggio. Però si mise in società con un certo Larry Wayne Harris che aveva aperto un’ambiziosa ditta di consulenza contro gli attacchi terroristici (la LWH Consulting). Era il 1997: i due, per farsi pubblicità, cominciarono a spammare email in cui annunciavano l’imminenza di un attacco. Ma le cose andarono male, il batterio della peste bubbonica non si fece vedere, e i due non si procurarono clienti. Fu così che Finke passò al contrattacco e scrisse a una mailing list sul bioterrorismo la seguente mail (questa è la versione riportata dal giornalista cacciabufale, o debunker, Jay Reynolds): “Il direttore di Aqua-tech Environmental… rivela oggi di aver trovato 1,2-dibromoetano (una sostanza molto tossica e cancerogena, ndr) in campioni di acqua… raccolti da contadini di Maryland e Pennsylvania. … La sostanza sembra essere mescolata al carburante degli aerei e dispersa costantemente nei nostri cieli. Le linee che riempiono i nostri cieli non sono scie di condensazione: vengono disperse e possono durare ore, rilasciando lentamente il flagello”. Il titolo, in perfetto stile complottaro, era scritto in maiuscolo, cominciava con Genocide on a wholesale (genocidio all’ingrosso) e conteneva la bellezza di cinque punti esclamativi su quindici parole”.

E Ancora: ” È una bufala volante, che percorre i nostri cieli da più di quindici anni. Una bufala minacciosa, che parla di sostanze chimiche rilasciate tra le nuvole da misteriosi aeroplani scuri, per avvelenare l’aria e provocare, addirittura, genocidi. Eppure è una bufala di cui sappiamo tutto, vita, morte e miracoli: da quando fu lanciata su internet da una maldestra banda del buco, a tutte le volte che è stata smentita al di là di ogni dubbio sensato. È la storia delle cosiddette scie chimiche, rilanciata su internet con la caparbia irragionevolezza dei complottisti e la complicità (ingenua?) dei politici di mezzo mondo. Oggi continua a spaventare, probabilmente ad arricchire qualcuno, e sicuramente a far sghignazzare molti altri. Ma, come tutte le bufale che si rispettino, ha una storia lunga e istruttiva”.

Altro fiore all’occhiello delle bufale è la teoria veramente strampalata della terra piatta, Per i Terrapiattisti il nostro pianeta è un disco piatto, protetto da una cupola semi-sferica che contiene l’atmosfera, la Luna e il Sole. A delimitarla, una cintura di ghiaccio che segna i confini del mondo. Una sorta di barriera protetta dalle forze militari, dai potenti, i miliardari, la massoneria o gli illuminati per impedire ai curiosi di guardare oltre.

Ovviamente anche in questo caso, dopo le scie chimiche dietro a tutto ci sarebbe la teoria del complotto. La NASA infatti avrebbe occultato tutte le testimonianze del mondo piatto. Le immagini della Terra tondeggiante sarebbero solo foto e video montaggi ricreati in studi cinematografici. L’uomo non è mai andato sulla Luna (altra convinzione dei sostenitori delle teorie del complotto), la Stazione Spaziale Internazionale non esiste, così come i satelliti e le comunicazioni GPS. E i Terrapiattisti sono pronti anche a scontrarsi con la Fisica per dimostrarlo. La forza di gravità ad esempio non è che una invenzione, e portano a suffragio della loro teoria che essa non sortisce alcun effetto sul fumo, e sul volo degli insetti…

Torniamo a Quattrociocchi, evidentemente attratto sia dal pensiero complottista, gran riciclatore di fake, che da quello scientifico. Due pianeti posti agli estremi della galassia delle opinioni. Lo studio che innerva il saggio infatti, realizzato dal suo gruppo di ricercatori dell’IMT di Lucca, prende in esame le interazioni di 2 milioni e 300 mila utenti di Facebook. Raggruppandoli, appunto, in due macroaree. Quella che fa riferimento alla narrazione alternativa, retrospettiva. E quella che tiene in considerazione la divulgazione scientifica e il disvelamento (debunking, in gergo) delle false teorie complottistiche. Le due comunità, pur partendo da approcci opposti, hanno caratteristiche analoghe. “Si uniscono intorno a determinate narrazioni che calzano loro a pennello e a quel punto si comportano come gruppi di opinione dal pensiero unico”. Non solo: la forza del gruppo finisce per polarizzare le opinioni. Rafforzandole ed estremizzandole. Non è una novità: è quello che in psicologia cognitiva da decenni viene definito pregiudizio di conferma. Che qui, però, viene amplificato a dismisura. Dal web, naturalmente.

Una spiegazione scientifica dimostrerebbe l’effetto della pressione sociale sui comportamenti umani. Nel 1961, lo psicologo statunitense Stanley Milgram, fece un esperimento facilmente replicabile: provate a sostare per 60 secondi a fissare il cielo, in un angolo di una via affollata. Il 4% dei passanti si fermerà a scrutare tra le nuvole, imitandovi. Ma se a fissare il cielo vi mettete in 15, a imitarvi sarà il 40% della folla. Con le idee funziona in maniera simile: se in molti ci credono, il loro potere persuasivo tenderà ad aumentare.

C’è poi il problema del bias di conferma, ossia di tendenza alla conferma: quel fenomeno per cui tendiamo a muoverci entro i confini “sicuri” delle nostre convinzioni, scartando come scomode quelle troppo faticose, che forse scuoterebbero le fondamenta del castello delle nostre conoscenze/convinzioni.

Ecco perché, nei dibattiti in tv, ce la prendiamo con chi non la pensa come noi, e perché si tende a preferire quotidiani o telegiornali che rispecchiano le nostre idee politiche o a eliminare dai contatti chi ha posizioni diametralmente opposte alle nostre.

Su Wired, per esempio, si parla di un gruppo di ricercatori delle Università di Lucca, Lione e della Northeastern di Boston, che ha cercato di inquadrare il ruolo e le dinamiche delle bufale diffuse da troll su Facebook

“Abbiamo scoperto – si legge nella ricerca intitolata ‘Collective Attention in the Age of (Mis)Information’ , «che la maggior parte degli utenti che interagiscono con i memi prodotti dai troll è composta principalmente da utenti che interagiscono con le pagine di informazione alternativa [..] nella ricerca si dimostra che i pattern dell’attenzione sono simili di fronte a contenuti diversi nonostante la differente natura qualitativa delle informazioni, il che significa che le affermazioni prive di fondamento si diffondono quanto le informazioni verificate. I dibattiti scaturiti da ogni singolo post, misurati dalla distanza temporale tra il primo e l’ultimo commento, non fanno eccezione: permangono allo stesso modo indipendentemente dal fatto che l’argomento sia il prodotto di una fonte ufficiale o meno… Inoltre si nota che più il numero di affermazioni prive di fondamento in circolazione è elevato, più utenti saranno tratti in inganno nella selezione dei contenuti“.

Anche la Karmanautica parla di “MEMI” in termini di schiavitù mentale, memi che formano da trappole create ad hoc per poter essere diffuse come un morbo… un morbo che appesta le menti delle persone con lo specchietto delle allodole del “risveglio”, come se il risveglio interiore provenisse dal web… in realtà tutte queste notizie bufala servono solo a contribuire a quello stato di infelicità e pessimismo in cui in molti versano…

Ancora più appropriato quindi il consiglio “Wake Up people”!

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P.S. Per una visione d’insieme leggere anche gli articoli

https://www.karmanautica.it/2018/04/03/introduzione-alla-karmanautica-discussione-polemica-ego-facebook/

https://www.karmanautica.it/2017/07/04/conoscere-ri-conoscere/

https://www.karmanautica.it/2017/06/17/simpatia-e-informazione/

Fonti:

http://www.lastampa.it/2010/06/23/scienza/ambiente-tornano-le-piogge-acide-incubo-degli-anni-Pf4oBqgP7TsNJ09qNDwPvL/pagina.html

https://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=666.9

https://www.gravita-zero.org/2016/12/le-dinamiche-della-misinformation-nel.html

https://www.ilpost.it/2013/09/16/scie-chimiche/

http://www.todo-magazine.it/da-sapere/terra-piatta-terrapiattisti.html

https://www.focus.it/comportamento/psicologia/bufale-e-complotti-perche-ce-chi-ci-crede

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