Azione, Reazione e Predizione karmica

Azione, Reazione e Predizione karmica

Azione, reazione e predizione karmica

L’idea della karmanautica e il suo successivo sviluppo nascono da uno studio sincretistico di più discipline, dalle più importanti filosofie orientali come il Taoismo cinese, la dottrina dello Zen e la mistica ebraica, alle recenti scoperte della Meccanica Quantistica, della Probabilistica, della Statistica, della Teoria delle Catastrofi ed Effetto Farfalla. Ovviamente per seguire la karmanautica non sarà necessario gettarsi a capofitto nella ricerca delle suddette branche di studio, ma seguirne l’evoluzione finale.

Attraverso la consapevolezza/conoscenza di come ogni azione provochi una reazione, avvalendomi inoltre delle tecniche acquisite nella pratica delle arti marziali giapponesi, mi propongo di gettare una luce “nuova” sul rapporto causale che regola le dinamiche della vita quotidiana; pertanto creare un efficace collegamento tra arti marziali e vita concreta.

Una volta compresi i meccanismi di fondo, e studiato il “terreno di scontro” in cui noi partecipiamo alla vita, sarà necessario gestire tutti gli input esterni e coordinarli tramite il Bunryaku HeiHō, quell’antica Strategia Marziale Ninja che insegnava, attraverso Stratagemmi, non solo a non perdere, quanto ad adattarsi a qualsiasi situazione per giungere alla vittoria. Ecco così un nuovo concetto: la resilienza, ossia la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti. Sinonimo di resilienza è “perseveranza”, termine che si trova anche nel Kanji (carattere appartenente alla scrittura giapponese) di Ninja; come non scorgere la nebulosa e inafferrabile figura di un Ninja in questa descrizione?

Lo scopo della nostra riuscita ha ben diverse motivazioni; se il Ninja aveva una missione da compiere, coadiuvato da un background di tecniche, strategie e conoscenze non convenzionali, assieme a un’adattabilità e una straordinaria capacità di trasformazione di sé, il nostro fine sarà quello di vivere (e soprattutto di far vivere chi ci è vicino) una vita ordinata, consapevole e presente a sé stessa.

Il paradigma del ragno calza a pennello come interpretazione del comportamento del karmanauta; come il ragno, infatti, egli soppesa le sue azioni. Senza emozioni soverchianti, la ragione diviene consapevole del risultato che vuole ottenere, intuendo come stendere (e tendere) i fili della propria ragnatela – un modello archetipico del Velo di Maya, intreccio degli eventi karmici di causa ed effetto – ma soprattutto sa come e quali fili recidere per distaccarsi dalle situazioni più nocive. Così il karmanauta, con tattica e metodo, sa come muoversi “dribblando” gli “eventi karmici negativi” e gli “agenti perturbatori karmici”, vivendo una realtà il più possibile ordinata e priva di sobbalzi improvvisi.

Avete notato che più avete fretta più persone vi ritrovate tra i piedi? Qualsiasi mezzo di locomozione abbiate, ci sarà sempre qualcuno che vi impedisce di passare, ostacolando il vostro cammino nevrotico. Questo è dovuto al fatto che voi avete fretta e procedete velocemente, senza curarvi di nulla, neppure di voi stessi, trovando davanti chi, al contrario, fretta non ne ha. Questo è assolutamente matematico e calcolabile, quindi è inutile disperdere le proprie energie reagendo con stizza o nervosismo. Mantenere un corretto atteggiamento non significa ritrovare la calma – dovete sbrigarvi a trovarla – ma non lasciarsi in principio dominare dalla fretta.

Vivere è come nuotare lontani dalla terraferma. Se ti muovi troppo, in mezzo al mare, senza cautela e addestramento alcuno, disperdendo le già residue energie che ti restano, affonderai. Se sai come tenere la testa in superficie, galleggiare senza scuoterti molto e nuotare dolcemente, non andrai alla deriva e non soccomberai, anzi avrai occasione di scorgere le umane miserie e potrai anche tendere a salvarti per soccorrere chi ha bisogno d’aiuto più di te. Se poi riuscirai nel tuo intento, e ti solleverai al di sopra delle acque, cominciando ad aleggiarvi come spirito divino, e perverrai alla terraferma, ora di certo più forte di prima, continuando ad osservare tutto dall’alto – gli alberi, le foglie, il fermento della vita, le zone d’ombra e le radure – a tal punto che non ti sembrerà più “ferma” la terra, esistente in quanto coesistono infinite forme, comprenderai anche l’incessante ciclo del karma, le sue trame, gli inestricabili processi, i flussi e riflussi. E affinando i movimenti del pensiero, senza che ti facciano paura le dilatazioni e i restringimenti dei suoi filamenti, sarai in pace con te stesso, privo di odio, di rabbia e di risentimento, al sicuro, perché tu vedrai dall’alto, senza appartenere a nulla, libero e sfuggente come un Ninja. Allora puoi decidere di scendere per davvero ad aiutare gli altri.

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